Il tema dell'Expò di Milano - Nutrire il Pianeta - prevede una serie di dibattiti, conferenze ed incontri sul tema dell'alimentazione. Anzi si dovrebbe dire delle alimentazioni. E' bene utilizzare il plurale non solo per sottolineare le differenze culturali e di produzione che ci sono nel mondo, ma anche per analizzare le difficoltà dell'alimentazione stessa. E' il caso ad esempio delle intolleranze alimentari o di patologie autoimmuni che costringono i soggetti ad adottare diete specifiche. Negli ultimi anni in tutto il mondo è cresciuto il numero dei celiaci, ovvero di coloro che soffrono di una malattia autoimmune dell'intestino tenue.
La celiachia è causata da una reazione alla gliadina, una proteina che si trova nel grano, nell'orzo e nella segala. Ingerire gliadina per un paziente affetto da celiachia significa causare una reazione infiammatoria che, in termini di gravità, può variare da persona a persona, ma che colpisce principalmente l'intestino. C'è chi ha dei sintomi più evidenti - come problemi intestinali, perdita di peso dovuto alla mancanza di assorbimento di taluni cibi -, mentre ci sono persone i cui sintomi sono molto più lievi. Al di là della manifestazione della patologia, la soluzione migliore per evitare le reazioni infiammatorie è condurre una dieta che non preveda l'assimilazione della proteina, quindi il divieto di mangiare cibi che contengono glutine. La dieta deve essere molto rigida e perenne: anche minime quantità ingerite possono compromettere tutto il "lavoro" fatto. Certo, essa comporta tanti sacrifici ma, per fortuna, non mancano soggetti ed aziende produttrici di cibo che mettono in commercio ottimi prodotti senza glutine, le cui differenze da quelli con glutine sono difficilmente riscontrabili.
Tuttavia si stanno studiando altre strategie terapeutiche che si servono di studi ed indagini basate sui pazienti. Uno degli ultimi è stato presentato ad Expò. Il dottor Marco Silano dell’Istituto Superiore di Sanità, in occasione di uno dei workshop organizzati dal Ministero della Salute, ha fatto il punto sulla celiachia, sottolineando come il maggior numero di pazienti sia donna. Il medico ha affermato che "In Italia ci sono oltre 500mila donne celiache, ma, di queste, 400mila non sono diagnosticate e quindi continuano ad assumere glutine". Questo è un problema della sanità pubblica. Ma non solo: la celiachia è infatti una malattia estremamente polimorfa, che si manifesta con sintomi che non consentono una diagnosi precisa ed immediata.
Tuttavia proprio quest'ultima è di fondamentale importanza poichè gli studi condotti sui pazienti indicano che essa non colpisce più soltanto l'intestino ma mette a rischio anche le ossa, il sangue, il sistema riproduttivo, il sistema endocrino, il pancreas, la bocca. In più la celiachia non diagnosticata, e quindi non trattata, aumenta il rischio di alcune complicanze come anemia, osteoporosi precoce, disturbi della fertilità e patologie della gravidanza. Per fortuna, aggiunge il dott. Silano, c'è una classe medica che si sta aggiornando e che, grazie a nuovi test non invasivi, riesce sempre di più ad individuare la patologia e ad indirizzare il paziente verso la corretta gestione della stessa. Infatti il paziente celiaco che segue tutta la vita una dieta rigorosa senza glutine è sicuro al 100%. E' bene quindi adoperarsi immediatamente per "tenere a bada" questo fastidioso nemico!
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